Un pessimo affare. Il delitto Borsellino e le stragi di mafia by Giovanni Bianconi

Un pessimo affare. Il delitto Borsellino e le stragi di mafia by Giovanni Bianconi

autore:Giovanni Bianconi [Bianconi, Giovanni]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Solferino
pubblicato: 2022-05-27T22:00:00+00:00


Tante presenze

La scomparsa dell’agenda rossa, come quella delle carte del prefetto dalla Chiesa dieci anni prima, è rimasta un mistero che nemmeno anni d’indagini – avviate con grave ritardo, quando la ricostruzione dei fatti era già compromessa – sono riusciti a sciogliere.

È difficile immaginare che con queste sparizioni c’entri la mafia, molto più probabile è il coinvolgimento di personaggi delle istituzioni. E in via D’Amelio, nel pomeriggio del 19 luglio, ne sono arrivati tanti. Compresi alcuni uomini in giacca e cravatta, nonostante fosse una calda domenica di estate inoltrata, sui quali si posò l’attenzione del sovrintendente Maggi.

La cosa strana è che io notai molta gente che si aggirava in giacca e cravatta, dei Servizi. Ho detto: «Ma questi come hanno fatto a sapere già…?». Dopo dieci minuti già ne avevo visti un paio che gironzolavano […] Un paio li conosco, di Roma. Io ho lavorato sette anni a Roma […] Li conosco di faccia, è gente questa che manco ti dà confidenza. Dopo dieci minuti che era avvenuto tutto il fatto… io uscii da… ’sta nebbia e subito vedo che arrivano tutti ’sti… tutti chissi giacca e cravatta, tutti cu’ ’u stesso abito, una cosa meravigliosa […] E poi in questo andirivieni, saranno passati cinque-dieci minuti, forse pure un quarto d’ora, notavo questa gente in giacca e cravatta che si avvicinava, che cercava […] In un primo tempo mi volevo avvicinare a queste persone per chiedere: «Ma voi che state facendo? Che state cercando?». Poi ho visto che era gente di Roma, perché li conoscevo di vista, e ho lasciato perdere […] Si aggiravano in tutta l’area, nelle macchine parcheggiate […] Certo, qualcuno si avvicinò pure là; va be’, si avvicinarono quando il fumo già forse era un po’ meno, sennò i vestiti si sporcavano […] Non è che posso dire a un collega «Oh, ma che stai facendo, che fai qua?» […] Quattro o cinque potevano essere, e c’era pure qualcuno che non conoscevo, solo che parlavano tra di loro e ho detto «Mi…, su’ puru colleghi», erano vestiti uguali, avevano la spilletta… penso del ministero degli Interni, o dell’ufficio di cui facevano parte questi, non lo so.4

Agenti dei servizi segreti precipitatisi sul luogo della strage dopo pochi minuti, tanto che il poliziotto che se ne accorge s’interroga: «Come hanno fatto a sapere subito della bomba? Hanno le radio nelle macchine collegate con le nostre?».

Mistero. Ma è un mistero anche che il sovrintendente Maggi abbia rivelato queste cose solo nel 2013, con qualche d’imbarazzo, durante un’udienza del quarto processo per l’attentato di via D’Amelio. Un dettaglio che ha incuriosito il pubblico ministero.

Pm: Questa cosa ebbe modo di riferirla a qualcuno?

Maggi: No, me la sono tenuta sempre dentro, dottore.

Pm: Perché? C’è un motivo? Ce lo dica.

Maggi: Non lo so, ora sta venendo fuori ’sta cosa, che… mi sta dando fastidio, perché sono stato sentito più volte e… lede la mia moralità se permette, dottore… E quindi mi sono promesso a me stesso che tutto… Oggi sono qua proprio per questo.

Pm:



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